Friedrich Hegel nacque a Stoccarda nel 1770 da un’agiata famiglia borghese. Trascorse un’infanzia e un’adolescenza serene, seguì gli studi di filosofia e teologia all'università di Tubinga e in quegli anni divenne un grande ammiratore della Rivoluzione Francese.
Terminati gli studi divenne precettore prima a Berna e poi a Francoforte. Alla morte del padre si stabilì a Jena dove divenne professore.
Il culmine del suo successo giunse a Berlino, dove esercitò la docenza universitaria. Si spense in questa città nel 1831.
Tra le maggiori opere di Hegel ricordiamo: la Fenomenologia dello Spirito, L’Enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio, Lineamenti di filosofia del diritto
Hegel e la Fenomenologia dello spirito
La Fenomenologia dello spirito di Friedrich Hegel può essere letta come un romanzo in cui il protagonista-eroe è lo spirito che, dopo travagliate vicende e ostacoli, perviene alla consapevolezza di essere tutta la realtà. È l’apparire dello spirito a se stesso, come ci suggerisce lo stesso titolo dell’opera (fenomenologia viene dal greco e significa scienza di ciò che appare). Ma facciamo un passo indietro.
Che cosa vuol intendere precisamente Hegel con “spirito”?Con Spirito, Hegel intende l’Assoluto, l’Infinito, chiamato anche Ragione, Dio o Idea: è la totalità del reale in cui i singoli enti del mondo (il finito) sono nient’altro che momenti, parti del tutto infinito. Ma tale infinito non è una realtà statica, bella che data dall'inizio, ma si configura come un processo che si realizza con gradualità e che solo nell'uomo (spirito) acquista piena consapevolezza di sé. Per dirla in altri termini: nella Fenomenologia dello Spirito, Hegel ripercorre il cammino e le varie peripezie che lo Spirito, attraverso la coscienza umana, ha compiuto per uscire dalla sua individualità e riconoscersi come il tutto, unità di soggetto (uomo) e oggetto (le cose del mondo), finito e infinito, interno e esterno. Non a caso Hegel è l’esponente più importante della corrente filosofica chiamata idealismo in cui si nega l’autonomia della realtà che ci appare (fenomenica) ma la si concepisce come il riflesso, un momento, una creazione del soggetto, dello Spirito, dunque dell’uomo. “Tutto è Spirito” dicevano gli idealisti.
Sarà utile, a questo punto, proporre uno schema riassuntivo delle prime tre tappe della Fenomenologia dello spirito, che analizzeremo punto per punto successivamente e che costituiscono la prima sezione dell’opera:
- coscienza: certezza sensibile, percezione, intelletto
- autocoscienza: servo-padrone, stoicismo-scetticismo, coscienza infelice
- ragione: ragione osservativa, ragione attiva, individualità in sé e per sé
Nella coscienza l’attenzione è completamente rivolta verso l’oggetto, l’esterno; nell'autocoscienza predomina invece l’attenzione verso il soggetto, l’interno; nella tappa della ragione si compie infine quell’unificazione tra soggetto e oggetto, interno ed esterno, che sintetizza i due momenti precedenti.
La Coscienza
La capacità dell'uomo di concepire l'esterno come separato da sé. La coscienza è secondo Hegel la prima tappa dello spirito ed è la forma di basilare rapporto dell’uomo con la realtà: consiste nella sua capacità di concepire l’esterno, il mondo, come esterno e separato da sé.
Nel momento della certezza sensibile l’uomo crede di essere dinanzi alla forma di conoscenza più indiscutibile e certa, percepisce l’oggetto qui ed ora, e la sua mente non ha ancora iniziato a lavorare sul “questo” che ci sta dinnanzi. Nota Hegel che un oggetto, un tavolo ad esempio, sono tali per noi unicamente quando inquadro e penso ciò che vedo in una categoria, sotto un nome generico che lo identifica (la parola “tavolo”). Ma la certezza sensibile mi restituisce soltanto la percezione di una singolarità senza definizione e, dunque, quella che all'apparenza sembrava la conoscenza più piena, si rivela vuota, astratta.Allorché si passa da un sapere immediato ad uno mediato (dalla mia mente) ci si imbatte nel momento della percezione. L’oggetto smette di essere qualcosa di indefinito ma associo ad esso una serie di qualità (il tavolo lo riconosco marrone, pesante, grande ecc.). Il “questo” precedente diventa dunque la “cosa”, ovvero un’unità a cui io stesso riferisco le molteplici qualità sensibili che percepisco. Mi rendo conto che è la mia coscienza a realizzare quell'unificazione dei dati dell’esperienza che altrimenti risulterebbero vuoti e indefiniti.
Nel momento dell’intelletto l’oggetto non viene più percepito in quanto tale ma unicamente come fenomeno riconducibile ad una legge fisica. È ciò che avviene nell'atteggiamento scientifico, ancora un gradino più alto di conoscenza. Ed Hegel fa notare, a questo punto, come siamo noi stessi ad associare alla natura delle leggi fisiche. È la nostra mente che immagazzina e comprende i fenomeni percepiti attraverso delle leggi da noi fissate. Così, con l’intelletto, si arriva ad un primo superamento dell’opposizione soggetto-oggetto, non c’è più un soggetto che conosce ed un oggetto che gli è esterno, non si tratta più di due realtà opposte. La coscienza dell’oggetto esterno, nel momento in cui l’intelletto risolve il fenomeno nelle leggi da lui stesso stabilite, diventa coscienza di sé, cioè autocoscienza.
L'Autocoscienza
Con la tappa dell’autocoscienza l’oggetto viene dunque percepito come non distaccato dal soggetto: ma siamo ancora in una forma embrionale di conoscenza di sé. Per delineare il percorso di consapevolezza della coscienza, ora Hegel si allontana dall'ambito gnoseologico (conoscitivo) per abbracciare una prospettiva storica che riguarda le più svariate esperienze umane (la società, la storia della filosofia, la religione). L’autocoscienza è sicuramente la parte più nota e contiene le figure più celebri della Fenomenologia dello spirito, quella del servo-padrone.
La Ragione
La Ragione
Friedrich Hegel definisce la ragione come: “la certezza di essere ogni realtà”: l’uomo, dal Medioevo al Rinascimento, ha acquisto la consapevolezza (ma non lo sa ancora nella maniera più piena) di essere il tutto, ha superato la scissione soggetto/oggetto. La ragione a questo punto ricerca se stessa nella realtà.
- Lo fa in primo luogo osservando la natura alla ricerca delle sue leggi. È il momento dello sviluppo della scienza moderna: è la ragione che, fissando le leggi, cerca di riconoscersi nella realtà oggettiva che le si presenta davanti (ragione osservativa).
- Nel secondo momento è la ragione stessa che cerca di imporsi alla realtà: dall’osservazione oggettiva si passa all’azione soggettiva (ragione soggettiva). Secondo Hegel, in questa fase la ragione comprende come l’unità di soggetto-oggetto non è qualcosa di già esistente, semplicemente da contemplare, ma deve essere realizzata. Ma è un tentativo destinato a fallire in quanto corrisponde ad un progetto individuale. Il voler dare lezioni al mondo, piegando la realtà concreta a dei propositi di moralizzazione, è un tentativo vano. La ragione non è qualcosa di esterno alla realtà, non corrisponde al “dovrebbe essere” ma a ciò che è.
- Nel terzo e ultimo momento (individualità in sé e per sé) Hegel dimostra come l’individuo, pur nel momento in cui ricerca in se stesso delle leggi che risultino valide per tutti o si pone nella condizione di giudicarne la presunta bontà, non riuscirà mai ad elevarsi all’universalità.