sabato 28 dicembre 2019

Pensiero di Schopenhauer

Schopenhauer fa parte di un filone di pensiero che si oppone all'idealismo, e che non crede nella possibilità di spiegare razionalmente la totalità del reale.
La filosofia di Schopenhauer si può considerare da molti punti di vista romantica: vi è una forte componente di irrazionalismo, e vi sono anche numerose influenze del mondo orientale. La sua opera più importante è “Il mondo come volontà e rappresentazione”.

Schopenhauer si può considerare l'anti - Hegel, molto più di Marx, il quale resta molto legato all'idealismo. Marx rovescia completamente la concezione idealistica della materia vista come momento dello spirito, ma mantiene l'impianto dialettico, razionalistico di Hegel.
Schopenhauer, invece, fa il contrario: egli rifiuta l'impianto dialettico idealistico, e la pretesa di spiegare razionalmente la totalità, ma ritiene la materia un prodotto dello spirito. Il pensiero di Schopenhauer prende le mosse da Kant, soprattutto per quanto riguarda la distinzione tra fenomeno e noumeno.


Inizialmente Schopenhauer, come Kant, ritiene che la realtà abbia due facce: quella fenomenica e quella noumenica. Fenomeno [Vorstellung] Noumeno [Wille] Vorstellung è un termine che significa “rappresentazione”, ed ha al suo interno una sfumatura di teatralità. Per Kant la realtà fenomenica, quella che vediamo intorno a noi, non è la realtà ultima, ma è comunque ben fondata dal punto di vista razionale. Per Schopenhauer, invece, la realtà fenomenica non è razionalmente fondata, è illusione, è un fluire di scene che non hanno nessun peso, sono solo apparenza.

Il velo di Maya


E' il velo di Maya che ci fa vedere il mondo in un certo modo, ma in realtà esso è solo un sogno. Wille è la volontà, il fondamento della rappresentazione, ed è quindi la realtà ultima. Ma tra la volontà di Schopenhauer e il noumeno di Kant ci sono alcune differenze: innanzitutto, mentre per Kant il noumeno è inconoscibile, per Schopenhauer la realtà ultima si può conoscere.




Per Schopenhauer, come per Kant, non si può dimostrare l’esistenza del noumeno attraverso processi razionali, dal momento che noi utilizziamo categorie di pensiero che si riferiscono alla realtà fenomenica, e che non reggono, non sono più valide quando si vuole andare oltre e indagare la realtà ultima (Kant fa l’esempio della colomba che ha la pretesa di volare nello spazio).  Ma per Schopenhauer si può in qualche modo percepire e quindi capire il noumeno, e questo è possibile grazie all’intuizione. Se noi chiudiamo gli occhi e ci caliamo nella profondità del nostro.
Karl Marx
Karl Marx nasce nel 1818 in Prussia, in particolare a Treviri, una città della Renania, in una famiglia della borghesia agiata e liberale (il padre, Heinrich, è un noto avvocato). Frequentato il liceo nella città natale, nel 1835 il giovane Marx si iscrive alla Facoltà di Legge dell’Università di Bonn, ma si trasferisce poi a Berlino, dove entra in contatto con la "sinistra hegeliana", costituita da un gruppo di filosofi e discepoli di Hegel formatosi all'indomani della morte di quest’ultimo nel 1831. 
A contatto con il pensiero dei giovani hegeliani, Marx decide di lasciare lo studio della giurisprudenza e si iscrive alla Facoltà di Filosofia, laureandosi a Jena nel 1841 con una tesi sulla filosofia di Democrito ed Epicuro.

Marx inizia a lavorare come giornalista alla “Gazzetta renana” - giornale che verrà soppresso di lì a poco - e nel 1843 redige il primo saggio critico sulla filosofia di Hegel, Critica della filosofia hegeliana del diritto pubblico, pubblicato solo nel 1927. Sempre nel 1843 si trasferisce con Jenny von Westphalen, la moglie appena sposata, a Parigi, dove rimarrà fino al 1845.
Nella capitale francese entra in contatto con il pensiero socialista di Proudhon, conosce Michail Bakunin, filosofo ed anarchico russo e soprattutto stringe una duratura amicizia con Friedrich Engels, economista e filosofo tedesco, con cui scrive La sacra famiglia, ironica e mordace critica del gruppo di filosofi che si riunisce intorno a Bruno Bauer, filosofo e teologo tedesco. Sempre a Parigi comincia a studiare gli economisti classici e stende i Manoscritti economico-filosofici (1844) che verranno pubblicati nel 1932 e che, insieme con La questione ebraica e Per la critica della filosofia del diritto di Hegel, lo avvicinano al pensiero comunista
Nel 1845 Marx viene espulso da Parigi su richiesta del governo prussiano e si trasferisce così a Bruxelles. Nello stesso anno scrive a quattro mani con Engels L’ideologia tedesca (1845-1846) in cui viene teorizzata la concezione materialistica della storia in opposizione al pensiero di Feuerbach; Marx vi aggiunge, in aspra polemica contro Proudhon, la Miseria della filosofia (1847) . I due filosofi entrano nella "Lega dei giusti", di cui fanno parte artigiani e lavoratori tedeschi, e che nel 1847 diventa "Lega dei comunisti".

Nel 1848 viene pubblicato a Londra il Manifesto del partito comunista, steso da Marx ed Engels per il secondo congresso della Lega; dopo la pubblicazione, Marx viene espulso dal Belgio, avendo disatteso l'obbligo di non diffondere testi ed opere a contenuto politico. Ritorna a Parigi, dove il governo rivoluzionario lo richiama dopo l’esilio, ma nel frattempo i moti rivoluzionari scoppiano anche in Germania, e Marx dunque si reca a Colonia, dove fonda la “Nuova gazzetta renana”.
Tuttavia la repressione della rivoluzione porta da un nuovo esilio, prima a Parigi, poi a Londra. Nella città inglese, Marx vive con la famiglia in condiziona assai disagiate, che non lo distolgono dagli studi di economia politica, condotti nella famosa biblioteca del British Museum. Nel 1850 viene pubblicato il testo Le lotte di classe in Francia, analisi dei moti del ‘48 e del loro fallimento. Nel 1852 pubblica, invece, Il diciotto brumaio di Luigi Bonaparte, testo sul colpo di stato bonapartista in Francia dell’anno precedente. Tuttavia, Marx ha in cantiere una grande opera, che analizzi l’intera società capitalista e che presenti in forma compiuta tutta la riflessione teorica a fondamento di una rivoluzione della società in senso comunista e proletario. 
Questo testo, intitolato complessivamente Il Capitale, vedrà la luce, dopo diverse revisioni, in periodi differenti:nel 1867 viene pubblicato il primo libro; scritti tra 1869 e 1879, il secondo e il terzo libro verranno pubblicati postumi da Engels nel 1885 e nel 1894. A quest'opera monumentale, determinante nel'influenzare il pensiero filosofico-economico successivo, Marx aggiunge nel corso degli anni i saggi Lavoro salariato e capitale (1849) e Salario, prezzo e profitto (1865)

Accanto allo studio e alle pubblicazioni, Marx si dedica all’attività politica, fondando nel 1864 la Prima Internazionale, per coordinare gli sforzi e l'attività politica del movimento operaio; per affermare la propria linea politica, sarà duro lo scontro con le posizioni dell'anarchico Bakunin, fino all'espulsione del pensatore russo dall'Internazionale stessa. Karl Marx muore nel 1883, dopo il peggioramento della sue condizioni fisica e la morte della moglie Jenny, nel 1881.

Ludwig Feuerbach

Il rovesciamento dei rapporti di predicazione - La filosofia di Feuerbach ha come presupposto teorico e metodologico una critica radicale nei confronti della maniera idealistico-religiosa del rapportarsi al mondo.

Tale maniera secondo il filosofo consiste sostanzialmente in uno stravolgimento dei rapporti reali fra soggetto ed oggetto. L’equivoco di fondo dell’idealismo è quello di fare del concreto un attributo dell’astratto anziché dell’astratto un attributo del concreto. Da ciò il programma Feuerbacahiano di un inversione radicale dei rapporti fra soggetto e predicato instaurati dalla religione e dall’idealismo.

Il pensiero Feuerbachiano


La critica alla religione - Applicando la sua metodologia materialista alla religione, Feuerbach arriva ad affermare che non è Dio (l’astratto) ad aver creato l’uomo (il concreto), ma viceversa, è l’uomo ad aver creato Dio.
Infatti, Dio secondo Feuerbach, è solo una proiezione illusoria di qualità umane. Feuerbach studia ora le modalità dell’origine dell’idea di Dio nell’uomo:

  1. l’uomo ha coscienza di sé non solo come individuo, ma anche come specie. Ora mentre l’individuo da solo si sente debole e limitato, come specie si sente infinito ed onnipotente: da ciò la figura di Dio;
  2. l’opposizione umana tra volere e potere: tale opposizione porta l’individuo a costruirsi una divinità in cui tutti i suoi desideri appaiono realizzati;
  3. il sentimento di dipendenza che l’uomo prova nei confronti della natura: tale sentimento spinge l’uomo ad adorare quelle cose senza le quali egli non potrebbe esistere.



L’alienazione e l’ateismo - Dall’amore per Dio, all’amore per l’uomo. Secondo Feuerbach, a prescindere dall’origine della religione, questa costituisce comunque una forma di alienazione, intendendo con tale termine quello stato patologico secondo cui l’uomo scindendosi proietta fuori di sé una potenza superiore alla quale egli si sottomette. Ma se la religione si configura come un’”oggettivazione” alienata ed alienante, l’ateismo non solo è un atto di onestà filosofica, ma anche un vero e proprio dovere morale. 

Infatti Feuerbach afferma che è arrivata l’ora che l’uomo recuperi in sé i predicati positivi che ha proiettato fuori di sé, in Dio. Di conseguenza il compito della vera filosofia non è più quello di porre il finito nell’infinito, bensì di porre l’infinito nel finito.